Dino Petrizzi
Dino PetrizziRestauratore
Mi riesce abbastanza difficile dire in poche righe chi sono e come sono perchè spero sempre che siano i miei lavori e l’ambiente che gravita intorno a me a farlo. Molto brevemente nasco il 27 settembre del 1968 a Premosello (VB) e appena riesco a tenere in mano qualche attrezzo comincio a costruire oggetti di legno come tutti i bambini che hanno la vena creativa molto pronunciata. Mi diplomo come perito meccanico all’Itis Cobianchi di Verbania nel 1989 e intraprendo subito la carriera di restauratore ligneo nella bottega di Poli Ezio, valido artigiano che ha saputo tramandarmi tutto il suo sapere e la sua passione per questo fantastico mestiere. Terminato il lungo rapporto con il mio maestro decido di mettermi in proprio, dapprima nel suo stesso laboratorio, essendo ormai lui andato in pensione, e poi, aprendo il mio personale laboratorio in via al cotonificio a Trobaso di Verbania, dove opero ancora oggi. La clientela selezionata ed i lavori di buon livello crescono ed io, essendo molto esigente nei miei confronti e desideroso di crescere professionalmente, decido di frequentare dei corsi di aggiornamento tenuti da validi professionisti come Paolo Cremonesi che mi consentono di specializzarmi sempre di più così da offrire una professionalità sempre aggiornata ed ai massimi livelli. Comincio così a collaborare con restauratori di altri settori lavorando in equipe e apportando il mio contributo in importanti e complessi lavori di restauro. Nel 2001 consolido il rapporto di lavoro, cominciato molti anni prima, con la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Piemonte firmando personalmente molti progetti di restauro e dando sempre maggiore rilevanza a questo settore. Nel 2009 comincia la collaborazione con Mattia Nobili, dapprima come semplice tirocinante mandato da una scuola di restauro di Firenze (palazzo Spinelli), e poi, vista la nascita di un rapporto di stima e fiducia reciproca, decidiamo di cooperare assiduamente come artigiani e liberi professionisti soprattutto nei lavori assegnati dalla Soprintendenza, così da proporre un servizio veramente serio e completo. Come si evince da queste poche righe, la mia vita professionale è fatta di incontri, scambi e rapporti veri, segno evidente che nessuno può dire di essersi fatto da solo e che se vogliamo crescere, abbiamo tutti bisogno di rapportarci con sincerità, intelligenza e umiltà.
Mattia Nobili
Mattia NobiliRestauratore
Nato nel 1989 a Vigevano (PV) ma cusiano d’adozione, cresco con l’amore per il lavoro artigianale, alimentato da mio nonno Giuseppe, che seguo con ammirazione e passione in tutti i suoi lavori manuali. Nei momenti liberi da impegni scolastici, frequento l’officina del fabbro Danilo Girotto, mio grande amico, e la falegnameria di Stefano Spirito. Ho anche la fortuna di approcciarmi al mondo della tornitura del legno, nella bottega del maestro Battista Cereda, rimasta quasi immutata dal dopoguerra a oggi. Nel 2008, dopo la maturità scientifica, spinto dal desiderio di lavorare il legno e mosso dall’interesse per la storia dell’arte, mi iscrivo al corso di Restauro ligneo all’Istituto per l’arte e il restauro “Palazzo Spinelli” di Firenze. Qui ho la possibilità di restaurare manufatti lignei di notevole importanza provenienti dai più famosi musei fiorentini. Grazie allo stage formativo previsto dalla scuola e alla possibilità di svolgerlo anche fuori Firenze, ho l’occasione di entrare in contatto con la bottega del restauratore Dino Petrizzi di Verbania e di approcciarmi seriamente al mondo del lavoro artigianale. Conseguito il diploma di Tecnico qualificato nel restauro del legno nell’anno 2010, continuo la collaborazione con Dino come ditta individuale, essendosi instaurato un bel rapporto di amicizia e di stima. Nel 2018 conseguo la qualifica di restauratore di beni culturali ai sensi dell’art.182 del D.lgs.22/01/2004,n.42 e ss.mm.ii.. In questi anni si rafforzano in me la consapevolezza della bellezza di “lavorare con le mani” e la necessità di recuperare e valorizzare l’artigianato italiano che rischia di scomparire dopo secoli di splendore. Un altro aspetto che mi fa credere in questo lavoro è l’importanza della “cultura del recupero”, in contrasto con la cultura consumistica dell’“usa e getta”, che è tra le cause responsabili del fallimento della società di oggi.